giovedì 17 maggio 2007

TRAGUARDI o TRENTA...GUARDO?

Sono le due o le tre di notte. La cosa più facile sarebbe stata lasciarmi andare al sonno. Nel calore di un letto riscaldato da una donna. Rassicurante alibi per non torturarmi con le parole. E invece ancora qui. Davanti al bianco accecante del file word. Ormai la carta…la usiamo solo al gabinetto. O per leggere le cose degli altri.
La cosa più facile poteva essere fare finta che non c’era nulla da dire.
Invece c’è.
Ho praticamente trentanni. Trenta tra trentadue giorni. Sembra uno scioglilingua.
Non starò a rimpiangere il 2. E 'sto blog è solo il tentativo di rallentare l’ evento il mio conto alla rovescia. Ma cazzo! Quando è successo che ho smesso di cacarmi nel pannolino?
Quando è che ho finito il liceo esattamente?
E l’ università che sembra va non finisse mai con quell’insormontabile esame di latino?
Boh.
La vita è fatta di piccoli traguardi o baratri.
Pezzi che non tornano più. Per fortuna o purtoppo.
In genere ce li inchiodiamo sulla scuola…i nostri traguardi. Perché è il momento più facilmente impacchettato. Con gradi, livelli, voti. Ci sono le classi, no? Sai che la vita è già una scala mobile e se ti fermi continua. Anche se cadi. Anzi, se cadi ti mettono in un pacchetto preciso con un numero. Sei meno meno, cinque e mezzo…
Io non sono mai caduto. Mai bocciato o rimandato. Ma solo perché le mie bocciature me le infliggevo da solo. O me le lasciavo indorare dagli sguardi degli altri. Perché- incredibile a dirsi- c’è stato un momento in cui mi interessavo agli altri…e a loro parere- lo facevo in senso distruttivo- mentre oggi sono più mio, più su di me. Più “stica”…sulle prospettive degli altri e per fortuna sulla mie!
Io mi ricordo esattamente i miei traguardi importanti. Medie, liceo e università. Tutti piccoli addi ad un momento di te che si ostina ad evolversi e tradirsi nel suo crescere. E tutti momenti precisi. Accomunati ad un unico errore. Non esserci.
ALLE MEDIE?
Non c’ero alle medie. Intrappolato nel ruolo di bambolotto d’oro (passavo la vita a pulirmi la merda invece di buttarmici a tuffi). L’ho fatta al Pasquale Scura -la scuola media, nel cuore ripieno di mozzarella e pomodoro della Napoli nera. E lì le mazzate volavano solo se guardavi storto qualcuno. Poi ho capito che tra “piccoli camorristi crescono” dovevo abituarmi a resistere e ho imparato a guardare dritto, diventando storto.
Il mio addio alle medie è stato con una chiattona. Io e lei uniti dalla lettera “M” e destinati a lasciare per ultimi la scuola come esaminandi. Lo ricordo benissimo quel tardo pomeriggio. La chiattona della classe. (C’è ne sempre una!),si chiamava Montisano. Finito l’esame…un prof..disse “ma che bella coppia!”. E lei …”ma chiiii! Che in napoletano vuol dire “che schifo, no!” Ora io ero un ragazzino di buona famiglia. Rotondo, profumato..delicato. buono. Insomma nu fess! Ma quella davvero non se la filava nessuno… e se una come lei rifiutava uno come me….insomma ho lasciato il mio traguardo alle medie mediocremente e con un sorriso ipocrita e una risata afasica. Di quelle che sfoderi quando vuoi far vedere che sei padrone della situazione. Che sei un tipo sportivo! Che sai incassare. Alle medie avevo incassato solo botte. Ma forse il massimo l’ho incassato proprio là, sul finale. Dalla chiattona! Che ti disprezza.
AL LICEO?
E non c’ero neanche al liceo. Quando mi sono preparato alla buona. E stavo con la testa nel dopo per non pensare al prima…mentre mi perdevo l’unica cosa che stava accadendo in quel momento. Il presente. L’esaminatore di italiano, due baffi bianchi montati su una faccia da fallito, mi prese anche per il culo chiedendomi dante. E’ anche vero che non sapevo un cazzo…ma tanto feci che presi cinquanta. Una cifra buona rispetto alla media.
ALL’ UNIVERSITA’?
Terno! Neanche qui!…ho puntato su una tesi che non me ne fregava niente. Ma proprio niente. L’ho fatta perché pensavo potesse piacere al prof. Perché si potesse pubblicare. E quando l’ho preparata con tutti i crismi …il prof se n’è uscito che non era di taglio storico ma sociologico. Lo stronzo non l’aveva letta. E allora ho appeso cento manifesti con la sua faccia e la frase “quest’uomo non legge le tesi” su tutta l’università e mi sono incatenato nudo ad una colonna. Una sera è venuto anche un branco di ragazze a consolarmi…che bello!
E invece niente! Non ho fatto nessuna protesta. Niente manifesti e niente ragazze.
Ho ingoiato e ho accettato un relatore d’ufficio. Che schifo. Io mister 28,8…non centimetri. E’ la media che avevo.
Io nei miei cazzo di traguardi non c’ero. Facevo finta che tutto era lontano. Che la chiattona non mi avesse offeso, che il prof non mi avesse fatto male, che l’altro proff non mi avesse semplicemente rovinato un impegno di 4 anni.
Be’ ora vorrei esserci. Anzi…voglio esserci! Il traguardo dei trenta. Voglio starci tutto.
Non so ancora come immaginarmelo. Ma sarà un film sparato in cinemascope. Trentacinque millimetri di mio primopiano sintonizzato sulla vita.
E chi se ne frega se al botteghino non incassa.
Io il mio biglietto…me lo sono comprato!

4 commenti:

Anonimo ha detto...

io alle medie non c'ero proprio per niente, tre anni di sofferenza, dolore, intrAppolata tra compagne con cui non avevo niente a che vedere, la loro massima aspirazione era diventare veline, o comunque sempre mettersi in mostra, sotto i riflettori...
come ho già detto io odio esibirmi e questo le mie simpatiche compagne, me lo facevano pesare, mi facevano odiare questo lato di me...d'altro canto poverine, alle medie siamo ancora bambocci trascinati dalla corrente..
il liceo...io sono ancora al liceo(classico), l'anno prossimo sarà l'ultimo anno...mai bocciata, mai un debito, la media sempre superiore all'8..ma il lato più positivo del mio liceo è che si trova in un'altra città rispetto a quella in cui vivo, e dove ho fatto le medie...una città meno provinciale, più aperta, in cui almeno non devi solo mostrare le tette per essere "presa in considerazione" da qualcuno...e qui al liceo direi che miglioro, più passa il tempo più ci sono, anche se mi rendo conto che non sono ancora arrivata all'apice dell'esserci...
l'università?! dilemma,grande dilemma, beh insomma alla fine ho ancora un anno per pensarci...vedremo...dove mi portrerà la vita, se sarò in grado di scoprire quello che voglio..lo spero, sono abbastanza fiduciosa...ci riuscirò...ihihih..

Unknown ha detto...

dimmi di te. dammi di te. leggimi. vivimi. viviTI. soffriti. non reagire al mio mondo soltanto. calati dentro. sporcati di me. con le tue emozioni.
ho cercato la sfida della goduria per reagire al dolore. e ho trovato che il dolore più grande era la responsabilità.
era il fatto che tutto -il dolore- iniziava da me e finiva in me.
scavati dentro. tu. Chi sei davvero. dimmi quello che di scomodo hai davvero. lanciami un' idea di te che parta da un emozione scomoda.
stai provando davvero a godere?
e come? qual'è il tuo modo di farlo? cosa usi? è dentro di te? o no? E' fuori di te? sei pura...sei sporca?
dammi i tuoi pensieri più veri.
non reagire a me.
dammi te.
e soprattutto -per ora- grazie perchè partecipi a questo mio gioco.
alfredo

Anonimo ha detto...

good start

Anonimo ha detto...

Perche non:)