mercoledì 23 maggio 2007

il ponte dei druidi

MENO VENTICINQUE AI MIEI TRENT'ANNI
nozioni di brioplanning
pensierini sfusi per vivere meglio


Stasera ho mangiato una ricca cena fredda a casa di un’amica. Ha avuto un lutto due giorni fa. E mi ha detto che un altro amico le è morto.
Sì, v’ho fregato. La foto di apertura era per farvi leggere…
O forse c’entra con quello che stiamo dicendo?
Quanto c’entra la vita quando si muore?
Chissà perché quando uno muore si dice…è la vita!

Prendiamo una botta e giù a scofanarci un barattolo di nutella o un chupachups. Pensiamo di godere, ma stiamo tamponando.
Strano che un blog iniziato per tenere la mente serrata sul piacere, finisca inevitabilmente per affondare il naso nella morte o in altri argomenti meno ameni.
Strano cioè che da un po’ ballino intorno concetti di questo tipo.
E in fondo fantasmi e paure sono la stessa cosa, no?

Entrambi sono fatti di aria fritta.

Ed entrambi hanno l’odore talmente forte da farci fare una smorfia brutta sulla faccia che con il tempo rischia di scolpirci le espressioni e diventare la nostra unica faccia.
Quindi attenti! Non vi metto un’ altra lapide oggi. E non parleremo di scatole. Ma di una mia amica che deve affrontare due funerali questa settimana.
E direte “cavolo! Ancora?”
E rispondo. “sì!”
Perché il piacere credo debba partire innanzitutto dal dolore. Dal fatto che c’è. Poi lo puoi superare.
E no, che non sto a tirarmela da filosofo!
Ma godersi la vita non vuol dire fottersene del dolore. Perché tanto è una cortesia che il dolore non ci restituisce mai.

Godere non vuol dire neanche fingere di stare bene. O passare sul dolore degli altri per farsi i cazzi propri.
Godere è il piacere che provi realmente per quello che fai.
E presuppone una cosa preziosa e rara.
CAPACITA’ E VOLONTA’ DI GODERE.
Volontà di esserci nella vita.

Sempre.
Capacità di capire che le nostre emozioni LE SCEGLIAMO noi.

E se non facciamo un brio planning. Cioè se non DECIDIAMO come disporre le nostre occasioni di piacere in modo tale da godere ANCHE SE la vita picchia duro…allora tutto ci travolge nella casualità.

E finisci per godere SOLO se ti capita qualcosa di piacevole per caso.
Non è chiaramente la filosofia del GO-DO.
Ok, in questo blog non si parla di tette e culi…al massimo ve li faccio vedere.




Qui cerco il modo di godere
MA IN MODO AUTENTICO.

Anche quando le cose, come spesso accade, non vanno come vorremmo.
A questa mia amica che ha subito due lutti in pochi giorni non posso dare una pacca sulla spalla e dire “su con la vita! Pensa positivo”. Perché è una stronzata.
E poi, perché se qualcuno ti parla di un lutto…pensi ai tuoi di lutti. Quelli che hai avuto e quelli che avrai. Altri, più egoici…pensano alla propria di morte. E il morale va tutto giù...a volo d’angelo, no?
A me la morte però, quella degli altri, ha sempre dato energia. L’istinto è raddrizzare la schiena. E una vocina in stereofonia mi dice “ehi, guarda che culo che hai a respirare ancora! Ma quanto vuoi sprecare il tuo tempo…a tritare i tuoi neuroni con quella cosa chiamata pensiero, invece di emozionarti. E vivere di quello che hai?”
VIVERE DI QUELLO CHE HAI.
Fare una limonata con un limone.
Fare una granita con del ghiaccio.
E se ti capita un cetriolo?
….fatti una cetriolata! : )




Perché il dolore quando c’è va proprio succhiato. Sentito. Assaggiato. Riconosciuto. Solo così puoi davvero fare spazio ad altro.
E questo blog…che doveva essere un po’ scozzone è nato comunque con me che ho perso, soldi, dignità e speranze. Non vuole essere ne ipocrita ne consolatorio.
A lei ho consigliato di fare il brioplanning. Cioè –soprattutto nel suo caso- di pareggiare i conti.
Mi spiego. Per lei l’agenda prevede due funerali nell’ arco di due giorni. Cosa le ho consigliato? Di sistemare nell’ agenda cose motivanti e positive da fare prima e dopo. Questo non serve a negare quello che accade. Serve a COMPENSARE.

Il dolore va riconosciuto ma poi ricontestualizzato.

Questo non significa che va riscritto il file della sofferenza.

Vuol dire solo armonizzare un lungo, modulato e doloroso acuto con una sinfonia che ci possiamo scegliere noi. Che si intoni con il suono doloroso ma che sappai poi esplodere in un' orchestra altra. Non siamo responsabili di quel lamento singolo ma del concertino intonato sotto…sì!
Il dolore non puoi evitarlo. Ma puoi cambiare il modo di guardarlo.
Personalmente credo che sia sempre possibile godersi la vita. L’unico presupposto è sapersi guardare intorno. E apparecchiarsi il menù, finchè si può, a nostro vantaggio.
Finchè si può.
E quindi come si fa il brio-planning?

L’ho spiegato…in un blog scorso. Qui do qualche nuova spiegazione.
A) prendete uno schemino della settimana futura. O di trenta giorni come ho fatto io. E invece di inzepparlo con quello che dovete fare. Metteteci solo le cose che vi fa piacere fare. Quelle che vi danno entusiasmo solo a pensare di farle.

E poi ficcate dentro anche “pezzettini” di grandi sogni che vi fanno stare bene. Per pezzettini intendo piccoli passi che portano ad un sogno importante e grosso.
Poi guardatevi il brio planning così apparecchiato. E armonizzatelo. Fate in modo che le cose piacevoli da fare siano ben sistemate nella settimana. Tracciate tra una cosa piacevole e l’altra un ponte colorato.







Accertatevi che i ponti non siano troppo lunghi. Solo dopo…passate ad inserire doveri e rotture di scatole…sotto i “ponti”. Il godo-ponte ha lo scopo di “ammorbidire” quello che c’è sotto…doveri, rotture di scatole…

Fatto bene ogni dovere o cosa triste da fare si troverà isolata sotto ad un ponte. E lì che la partita la vincete.

Compensando.







p.s. non sono sicuro di aver aiutato la mia amica. Ma paradossalmente lei ha aiutato me. Perchè questo gioco dei ponti...lo devo a lei.

Ed è nato da una domanda: come fare un brio-planning in cui piomba all'improvviso un funerale ?

per oggi tutto fu...

1 commento:

Anonimo ha detto...

il dolore cerca di trascinarcitra le sue spire e l'unica cosa ce possiamo fare è cercare di farne uscire la barchetta della nostra vita remando in senso opposto
con tutte le nostre forze..e capita spesso, purtroppo, ma siccome non possiamo evitarlo, almeno cerchiamo un paliativo..
non è facile reagire al dolore anzi ci sembra impossibile, ma prima o poi dobbiamo frlo..
una volta mi è capitato di tenere tanto, troppo tempo il dolore dentro di me, tanto che alla fine pensavo che fosse troppo tardi per reagire e liberarmene..
alla fine non èstato poi così difficile perchè nella vita a volte si arriva ad un punto in cui il dolore non può più crescre e allora entriamo in gioco pienamente e nonpossiamo fare altro che trascinarci fuori dal suo
vortice..
e quando ci riusciamo poi il godimento è assicurato.tutto sembra diverso..
il dolore a volte diventa uno stato di vita, se lo si asseconda troppo a lungo, una sorte di letargo nel quale rimaniamo intorpiditi e al momento del risveglio tutto sebra meraviglioso, i colori sembrano più vivi..