PUPILLARE
MENO QUINDICI GIORNI AI MIEI TRENTANNI
E torno a Napoli.
Mi sveglio levigato dal sonno e da coperte stanche e puzzolenti.
Sono su un letto branda. Quello di una camera che affannosamente mi ostino a pagare un’ occhio per restare nell’arena. A Roma.
Con i miei sogni e i miei nemici che giocano a nascondino. Prima o poi capirò in che squadra stanno giocando. O in quale voglio giocare io.
Piedi a terra. Gelo del pavimento.
Mi guardo l’unghia destra del mio piede. Quella che ha subito un’ operazione deragliata nell’ estirpazione di un ossicino birbante (temevano il tumore osseo e invece è rimasta solo l’unghia a ricordarmi che c’è un po’ di Quasimodo –il gobbo- dentro di me).
Cioè se non fosse per l’unghia mi penserei anche perfetto…e per la pancia, e per le spalle piccole. E prima che la lista aumenti e polverizzi il mio sistema endocrino mi chiedo cosa faccio di bello oggi?
La domanda è strategica…serve ad allineare l’attenzione dove conviene (vedi post precedenti).
Perché se no ci vuole poco a creare una frana biochimica ed a perdere la sfida della goduria.
E io so che c’è sempre qualcosa di bello nella mia vita. PERCHE’ CE LO FICCO IO prima che il resto provi a farmi a pezzi.
Per esempio devo tornare a Napoli e la cosa mi sollucchera, un po’ perchè viaggiare fa sempre bene e un po’ perché in treno so che potrò leggere a go go, senza rotture di palle.
Bene. E quindi giù da letto. Con la sveglia bruciata sul tempo.
Ignoro gli abiti aggrovigliati tra la polvere i libri e giornali che mi ostino a non buttare convinto che un giorno il mondo si fermerà e mi darà il tempo di leggerli tutti per rimettermi in paro con tutto. Ci vorrebbe un conflitto nucleare. Se smettessero di scrivere se bruciassero tutti gli orologi?
Allora avrei il tempo di inseguirli tutti. Di leggere tutto…piano piano. Senza fretta. E soprattutto godermeli.
Per ora li ignoro. E infilo i primi vestiti. Fetano di sicuro ma il naso appilato dall’allergia primaverile e romantica mi anestetizza.
L’acqua non la voglio stamattina, tanto lo so che il deodorante non ce l’ho. Puzzerei comunque dopo due ore. Quinti mi tuffo giusto nei tre decilitri che riesco a intrappolare nelle mie mani fatte a coppetta. Mi godo il brivido freddo…
Decido quindi di approfittare del vantaggio sulla sveglia, alle nove l’avevo programmata per attivarmi e invece quando la disattivo sono già giù tra le strade, in metro e poi con gli occhio dentro la tazza di cappuccino. Spuma bianca e spolverata di cioccolata.
Niente cuoricino mi ha fatto quella ficasecca della barista. Niente cuoricini come fanno in certi bar della periferia o delle strade isolate. Dove il tempo è più spumoso. E puoi farci dentro i cuoricini con il cacao. Nel tempo. Non costa nulla…fare cuoricini. Tranne un po’ della tua vita. C’era pure un barista che mi faceva lo smile. Che carino.
Non ci sono più tornato. Lo faceva talmente bene che si faceva sempre ora di pranzo.
Però il tempo che regali non passa mai inosservato. So che ho rotto le palle con questo mio diario minimalista. Ma sono arrivato dove la mente mi spingeva.
Quanto tempo regaliamo alla gente?
Quante volte ti parlano e i tuoi occhi sono altrove?
Quante volte inchiodiamo le puplille a qualcosa solo perché prioritario.
E non perché più importante ma perché se no…puff! Passa. Tipo una telefonata. Parliamo con qualcuno…e suona il telefono. Ci fermiamo e rispondiamo. Se la stessa persona si presentasse dal vivo aspetterebbe il suo turno. Ecco come la priorità frega l’ importanza. E poi ritorno alla questione del tempo. Tempo e occhi.
Regalami la pupilla. E regalami il tuo tempo.
Davvero, per un po’.
Oggi voglio provare a pupillarmi tutto quello che mi interessa davvero. E a provare a rispondere con tempo e pupille quando mi cercano e ci sono. Se sono al computer e parlo con qualcuno. Voglio stare con quel qualcuno e non continuare a digitare. Basta spaccare la vita sul multistrand.
Chi ha detto che la multioperatività è la chiave per vincere.
La mia teoria è se non godi non vinci. Se non pupilli stai nicchiando.
DIVENTA PUPILLO DELLE TUE PUPILLE. PUPILLA PURE TU!
Diario: non l’ho chiamata la mia amica. Cazzo.
Razzolatore nero…colpisce ancora.
Parlo a Raffa che da oggi sbircerà il blog…di un’ idea magnifica. Sto creando il sito http://www.godiamo.it/ Sarà un mondo ricco di cose.
Per giocare e amarsi.
Non voglio dimenticarmi mai che il fine ultimo è il divertimento.
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