lunedì 4 giugno 2007

LA REGINA DELLE FORMICHE E PIERROT

MENO TREDICI AI MIEI TRENTANNI
"tutte le sere leggo i tuoi pensieri sul blog. Li trovo mazzariani, ma strani. mi chiedo...è cambiato per godere o il godimento l'ha cambiato? Non vuole accettare i suoi 30 anni o vuole ricordare a tutti di fargli gli auguri?"



Questo sms mi è giunto stamane mentre ero in treno verso Roma.
La regina delle formichine è una persona dall'anima...serena. Che chiamo così per un motivo a lei noto.
E lei mi spara sta miccia accesa,
per me. E per la mia noce ormai senza scorza.
più libera e più vulnerabile, ma anche a "rischio" illuminazione.
una miccia simpatica che mi stimola e a cui dedico il post di oggi.

Mi chiedi se sono cambiato per godere o se il godimento mi ha cambiato.
Che domanda geniale.
La definisco tale, perchè afferra con una dentata feroce il cuore del mio cuore.



L'idea cardine di tutto ciò che muove questo blog.

Mi chiedi con una sintesi agghiacciante e spiazzante se godo davvero o no? Se cerco la felicità per non ammettere che sono triste o se la felicità mi ha in qualche modo cambiato.
Fatto sta che la fanciulla... avverte uno iato. Perchè mi conosce.
Tu, regina delle formichine, mi conosci per tanti discorsi. Ora mi leggi e dici che sono strano.
Tu fiuti una distonia. Un controtempo che affanna a restare in armonia...con ciò che ero o che dico di essere.
Forse ti sbagli.
o forse
mi hai sgamato.
E io ti accolgo. Perchè sfidi tutto questo.
Perchè questo gioco non lo faccio per sbrigliare le parole.
Lo faccio per pulirmi.
Per sentirmi nuovo.
E' difficile risponderti. Perchè significa spogliarsi.
La creatività è mettersi due dita in gola e svuotarsi. E' prendere e ridare.
Significa essere bulimici.



io sto disperatamente provando ad essere un bulimico creativo.
Prendo per dare.
Prendo per dare.
Questa che tu leggi è solo la mia giostra. Ovvio che non sono io.
Non sono uno con il sorriso sempiterno stampato in faccia.


E in gola non ce l' ho sempre quel riflusso sognante che mi fa saltellare.
Mi sono proposto come tentativo scantenante di goduria. Per me e per gli altri.
Ma non sono ancora il mio desiderio. E spero di non diventarlo tanto presto.

Il punto e che i soldi che dovevo avere non arrivano.
Che la vita è grossa solo in termini di panza :-)
Che tante speranze nutrite si arrampicano faticosamente nei labrintici anfratti della quotidianeità.
Che mia madre sta male. E quando la sento mi fa stare bene. Per effetto comparativo. Perchè se mi fa male il ginocchio lei c'ha il cancro. Perchè se mi sento triste perchè mi hanno bocciato l'ennesimo sogno..lei c'ha il cancro.
Perchè se solo oso...provare a sopravvivere -invece di vivere- devo vedere e prendere atto del fatto che mia madre sta morendo.
Perchè io sto bene. E lei c'ha il cancro.
E lamentarsi non va bene. LAmentarsi ti fa sentire ingiusto.
E pensi magari che vorresti lamentarti e non lo puoi fare. E ti vorresti lamentare per il fatto che non ti puoi lamentare. ma il paradosso si divora da solo. e quindi mi ritrovo con gli occhi grandi dei bimbi a pensare. E che fa?
Sospiro. Respiro. E si ricomincia con la vita.
Ora, io sto raccogliendo dei pezzi colorati.
Strappo dal sangue un po' di colore rosso.
Dalle sorprese brutte, il nero e il marrone...
dall' invidia un po' di verde
dalla paura il grigio
dalla rabbia il viola...
E cerco di farmi un cazzo di abito da Arlecchino!



Provo a mettermi su questa maschera godereccia.
Un po' per raccontare i cazzi miei.
Un po' per dare loro la dignità di un romanzo.
Chissè che non esca un novello Miller. Un "tropico...del cancro" (battuta involontaria). E un po' perchè è l'unico gioco che mi sono inventato per darmi una spinta.
Perchè in Italia pare che si va avanti con le spinte e io sto cercando di darmele da solo.


Poi mi chiedi del compleanno. E solo un numero.
Una convenzione. non cambierà nulla. non diventerò biondo o più magro, non in dieci giorni ormai. E non diventerò nemmeno ricco.
Il punto è che non voglio essere felice per un motivo.
Sto provando a non inseguire un motivo preciso.
il boh di cui parlavo in precedente post. Quando ti chiedono perchè sei felice...e dici Boh!
Allora sei a cavallo.
E mi attacco a quel boh, mentre il trenta avanza. Con quel suo "tre" che fa tanto trinità con annessi e connessi. E qui ci potremmo pure incoraggiare. E con quello "zero" che ti marchia a fuoco e ti devasta solo a pensarci. Zero o buco? Il bianco che c'è in mezzo o il nero che fa il tarallo.
Anche lì applico il gioco di prospettive. Cerco di capire dove guardare per soffrire meno e cosa guardare per prendere energia e diventare DAVVERO migliore.

Per ora mangio polvere. E me la condisco con i sogni. Guardo il tre e mi ricordo che c'è un po' di dio dentro di me. E poi i sogni sono buoni a fare mondi. E i mondi si fanno con la polvere e la volontà.
Ma di sicuro non perdo di vista un fatto.
Avrei potuto dare di più.
Avrei potuto essere più duro.
Farmi più male ed essere più svelto.
E scegliermi fidanzate migliori.
Poi però capisco che non è questa la strada. Con i rimpianti ci ricami solo fallimenti.
La strada è guardarsi dentro per quello che di buono c'è.
E da un po' io sono cambiato. E non per godere. Ma perchè ho capito dove guardare e cosa voglio.
Io sono uno di buona famiglia, cioè la paghetta da piccolo me la davano e non dovevo andare a fare il muratore.
io so che un piatto di maccheroni ce l'avro anche stasera davanti. Anche se in tasca non c'ho un euro. E se per una volta non mangio...magari mi fa pure bene!
Io so che sul mio paese le bombe non piovono.
Ma la felicità è una prospettiva. E per guardare le cose dal lato giusto devi saperti arrampicare in un punto giusto.
Questo blog è il mio vestitino per le feste, il mio rampino per scavalcare lo spuntone, il mio salvagente, la mia ancora e le mie ali.
Diciamo che scrivendolo mi tengo compagnia. E mi impongo questa maschera da arlecchino travestita da Pierrot-
Che un po' piange e un po' se la ride. Che si muove veloce e scambiando i punti di vista non può capire se sta cadendo o sta volando. Davanti a me c'è qualcosa di enorme e luminoso. Può essere un cielo o un pavimento super smaltato a lucido sul quale sbattere il gruno e spalmare il mio frullato di noce libertina.
Lo saprò solo alla fine.
Tu mi chiedi che c'ho nel cuore. Mi chiedete che succede?
Qui c'è quello che mi accade.
E come tutti avevo due strade
Piangermi contro
o ridermi addosso.



secondo te cosa ho scelto?

Salute a te. E a chi mi vuole bene.
Che mi legge e tace.

1 commento:

serena ha detto...

quello che dici è bello. puro.
io ho passato la mia intera esistenza a desiderare desiderare desiderare...e desiderare non è godere ma soffrire. scalare. cercare...e a volte non trovare.
ho lasciato il mio ragazzo dopo 10 anni. un pezzo della mia vita è stato estirpato dall'anima senza pietà...ma ho tirato fuori le palle.perchè le palle ce l'ho. e non voglio più desiderare. io voglio godere.
l'amore finito è dolore. una lama poco tagliente perchè incrostata dal sangue.
lo stesso sangue che l'ha visto nascere. quello che scorreva a fiotti quando la lama tagliente e liscia come seta si è infilzata nel cuore dolcemente e senza dolore.quello che le formiche tentano di arginare...
ho afferrato la lama incrostata e di colpo l'ho tolta dal cuore. che dolore. graffiava. strappava lembi di carne. le formichine hanno assistito al dolore. ma non c'era sangue da arginare....non più. e la regina è stata costretta a licenziarle.
grazie di volermi bene...me ne hai sempre voluto mazzara...no?...e invece si porca paletta!!!!